Francesco Petrarca e il mondo greco. Scripturae et imagines. I Codici Leontei nella cultura calabrese tra l’ XI e il XVI secolo

Autore: AA.VV. Editore: Monteleone Anno:2001 Condizioni: BUONE CONDIZIONI Categoria: Storia Bizantina / Storia medievale/ Calabria ID titolo:95742380 "Francesco Petrarca e il mondo greco. Scripturae et imagines. I Codici Leontei nella cultura calabrese tra l’ XI e il XVI secolo" è in vendita da domenica 22 ottobre 2023 alle 13:59 in provincia di Roma

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Volume usato in buonissime condizioni.

La Mostra Scripturae et Imagines I codici leontei nella cultura calabrese tra l’XI ed il XV secolo, promossa nell’ambito del VII centenario della nascita di Francesco Petrarca, ospita oltre ai manoscritti delle traduzioni dal greco, effettuate da Leonzio Pilato, dell’Iliade, dell’Odissea e dell’Ecuba, conservati presso la Biblioteca Nazionale Marciana di Venezia e la Medicea Laurenziana di Firenze, il materiale iconografico e la documentazione grafica selezionata tra i fondi dichiarati di notevole interesse storico di proprietà di privati, di enti ecclesiastici e di istituzioni pubbliche. Con Scripturae et Imagines si è voluto ripercorrere lo scenario medioevale calabrese nella sua graduale emancipazione dalla tradizione bizantina verso i nuovi orizzonti segnati dal Rinascimento Italiano dall’altra gli aspetti di vita quotidiana basata sui forti legami delle società locali con i nobili e con il potere ecclesiastico. Documenti che ci aiutano a meglio definire ruoli e poteri e a misurare la partecipazione di grandi personaggi e della potente nobiltà negli episodi salienti all’interno dell’ intricata e complessa politica medioevale che si svolge nell’intera penisola italiana. Un modo di ritrovare gran parte della nostra memoria e di ricomporre la catena degli eventi quotidiani che hanno segnato la politica, l’economia, l’arte e la cultura di questi luoghi. Una Calabria con una sua propria originale civiltà nata da popolazione di ceppi diversi e con un suo modo particolare di recepire le innovazioni culturali.
Francesco Petrarca e il mondo greco

Scripturae et Imagines

I Codici Leontei nella cultura calabrese tra l’XI e il XV secolo

Reggio Calabria, Palazzo del Consiglio Regionale
3-30 novembre 2001

Ideazione: Santo Gioffrè
Organizzazione: Amministrazione Provinciale di Reggio Calabria



Catalogo
Realizzazione: Ada Arillotta e Giorgio Leone
Saggi e schede: Franca Arduini, Ada Arillotta, Eleonora Della Valle, Santo Gioffré, Maria Grazia Romeo, Giorgio Leone, Susy Marcon, Luigi Renzo, Maria Teresa Sorrenti, Francesca Tripodi

Vibo Valentia, Monteleone Editore, 2001, mm 324x220, pp. 232, Euro 51,65

Introduzione

Nelle sue invectivae Francesco Petrarca, parlando delle opere di Platone afferma: quorum ego his oculis multos vidi, precipue apud Barlaam calabrum da lui stesso definito un esempio moderno di greca sapienza.

Quasi un secolo prima che Costantino Lascaris avviasse sistematicamente nello studio fiorentino, l’insegnamento del greco, ad Avignone Petrarca studiò questa lingua, sotto la guida del monaco di Seminara, poi vescovo di Gerace.

Lo mosse, certo, la voglia di leggere, in lingua originale, quei classici che aveva scoperto attraverso gli autori latini ma anche il desiderio di entrare in contatto con un mondo diverso da quello a lui noto. Nel campo dell’arte si afferma un linguaggio nuovo che soppianta “la rozeza de’ Greci” come ebbe ad affermare il Ghiberti a proposito delle geniali innovazioni di Giotto. Linguaggio che ha come interpreti figure come Simone Martini, i Lorenzetti e come antesignani, artisti come il Cavallini.

Nel Regno di Napoli la presenza di simili artisti è frequente; accanto a loro gli Angioini e, poi, gli Aragonesi, chiamando altri artisti aprono le porte ad influssi provenienti da Francia, Spagna e Fiandra.

In Calabria questa cultura nuova deve misurarsi con modelli legati alla cultura greco-bizantina, modelli molto lontani dalla rozeza rimproverata dal Ghiberti, rozeza assente anche nella società civile della Calabria del tempo, come si può dedurre dai manoscritti raccolti ed esposti in questa occasione.

Il risultato di tale situazione è esemplificato, tra le tante, da un’opera eseguita per una edicola di Gerace pochi decenni dopo il vescovato di Barlaam, la cosiddetta Madonna da Prestarona. La statua marmorea, una Vergine con Bambino in trono, è aulica espressione di un forte e perdurante legame ad una tradizione italo-greca che ancora permane nel Trecento calabrese. Nello stesso periodo altre opere appaiono invece legate ad esperienze dell’Italia centrale e settentrionale e a correnti artistiche del centro Europa.

Le opere raccolte illustrano questa affascinante storia di coesistenza tra culture.