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Autore:
Rainer Maria Rilke
Editore:
Marcos y Marcos
Anno:1986 - Prima Edizione
Collana: Le Foglie - 2
Condizioni: OTTIME CONDIZIONI
Categoria: Letteratura tedesca, Poesia, XX secolo,
ID titolo:84396205
"Sonetti a Orfeo" è in vendita da sabato 5 febbraio 2022 alle 20:58 in provincia di Perugia
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Note su "Sonetti a Orfeo": Copertina morbida a colori con alette Rilegatura a filo evidenziazioni in 6 pagine Introduzione di Elisabetta Potthoff Note del poeta in fondo al testo Testo a fronte
pp. 135
I sonetti a Orfeo di Rilke possono essere descritti come il più visionario annuncio fatto al mondo del potere taumaturgico della musica per gli esseri umani: una musica intesa sia in senso letterale sia cosmico, un dono divino capace di ammansire e addomesticare la bestialità degli uomini. I cinquantacinque Sonetti a Orfeo sono l’omaggio del poeta a una danzatrice, stroncata a 19 anni dalla leucemia. Maestro di ogni rinascita, Orfeo suscita l’idea della metamorfosi, dell’eterno ciclo della vita e della morte, e instilla nei versi la visione di una mistica unità nella quale i due mondi si fanno volti di una stessa realtà. Sono un vero e proprio racconto: tessono la trama degli eventi, dell’intreccio apparentemente incomprensibile delle cose, proponendo un’immagine visibile di quella ragione dei contrari e della differenza, che ci presenta il mondo nella sua ultima verità. Infatti Orfeo, il dio del canto, è il dio che canta questo mondo: il mutare delle cose e degli uomini che abitano presso di esse.
Rainer Maria Rilke, 1875 - 1926, poeta austriaco. Una vocazione precoce Figlio sensibilissimo e fragile di un modesto funzionario, fu avviato alla carriera delle armi, ma abbandonò la scuola militare di Mährisch-Weisskirchen nel 1890 per cause rimaste oscure. Dopo due anni a Linz, tornò a Praga - città bilingue e uno dei punti nevralgici dell’impero asburgico - dove preparò privatamente l’esame di licenza liceale (1895). Incoraggiata dalla madre, la sua precoce vocazione letteraria (della quale aveva una consapevolezza così acuta da vedere in se stesso una sorta di mediatore della grazia) poté allora dispiegarsi interamente. La prima raccolta poetica, Vita e canti (Leben und Lieder, 1894), successivamente ripudiata dall’autore, nel vago lirismo sentimentale rivela un R. legato a un decadentismo tipicamente «fin de siècle». Ad essa seguirono Sacrificio ai lari (Larenopfer, 1895), Incoronato di sogno (Traumgekrönt, 1896), Avvento (Advent, 1897). Dal 1896 al 1899 R. proseguì a Monaco e a Berlino gli studi di letteratura e di storia dell’arte.L’incontro con Lou Andreas-Salomé e l’adesione all’ideale neoromantico Decisivo fu l’incontro con Lou Andreas-Salomé, un’intellettuale più anziana di lui di una quindicina d’anni, che era stata amica di Nietzsche e sarebbe divenuta più tardi allieva e collaboratrice di Freud. In lei R. trovò un sostegno umano e artistico e una conferma della sua vocazione. A lei è dedicato un diario tenuto a Firenze durante la primavera del 1898, il cosiddetto Florenzer Tagebuch (postumo, 1942), di grande importanza per la conoscenza della personalità dello scrittore, in quel periodo chiaramente influenzata dall’esempio di Nietzsche. Al 1899 risalgono la raccolta Per la mia gioia (Mir zu Feier) e il racconto lirico Il canto di amore e di morte dell’alfiere Cristoforo Rilke (Die Weise von Liebe und Tod des Cornets Christoph Rilke), opera che segna la piena adesione all’ideale neoromantico e che costituì il primo grande successo di pubblico di R. Determinante nella formazione di R. fu anche l’esperienza dei due viaggi in Russia compiuti nel 1899 e nel 1900 con la Salomé: oltre a un incontro con Tolstoj e la scoperta del misticismo russo, fu la potente immensità del paesaggio russo a svolgere una durevole suggestione sulla sua poesia.Dal «Libro d’ore» a «I quaderni di Malte Laurids Brigge» Tra il 1899 e il 1903 R. scrisse le tre parti del Libro d’Ore (Das Stundenbuch): Il libro della vita monastica (Das Buch vom mönchischen Leben), Il libro del pellegrinaggio (Das Buch von der Pilgerschaft) e Il libro della povertà e della morte (Das Buch von der Armut und vom Tode). L’opera fonda la fama del giovane R. ed esprime una religiosità tutta terrestre, che si esplica nella mistica delle cose concrete e nell’esercizio artistico. Il tema è variato con una proliferazione inesauribile di metafore, e tale ricchezza fa del libro una delle grandi creazioni verbali del tempo. Influenzate dalle esperienze slave sono le Storie del buon Dio (Geschichten vom lieben Gott, 1900-04), ciclo di racconti «narrati ai grandi per i bambini», nel quale R. dà voce alla presenza divina nella vita quotidiana. Il libro delle immagini (Das Buch der Bilder, 1902, apparso in una nuova edizione ampliata nel 1906) segna un ulteriore affinamento delle sue qualità poetiche.Nel 1900 R. era entrato a far parte di una colonia di artisti a Worpswede, presso Brema, dove aveva conosciuto la scultrice Clara Westhoff, che sposò dopo pochi mesi. Fallito, di lì a non molto, il matrimonio, R. si trasferì a Parigi, dove nel 1905 incontrò lo scultore Rodin. La severa concezione dell’arte e la disciplina morale di Rodin, di cui R. fu segretario privato fino alla rottura, avvenuta nel 1906, come pure la conoscenza dell’opera di P. Cézanne, di cui fu allestita una grande mostra nel 1907, contribuirono a provocare in lui un profondo mutamento, particolarmente evidente nelle Nuove poesie (Neue Gedichte, 1907 e 1908). In quest’opera R. cerca di fissare con precisione le immagini delle cose, per restituire alla realtà la pienezza del senso, andata perduta a causa del processo di mercificazione che ha investito la società industriale. Il romanzo-diario autobiografico I quaderni di Malte Laurids Brigge (Die Aufzeichnungen des Malte Laurids Brigge, 1910) è la documentazione artistica, per molti aspetti rivoluzionaria, di una tormentosa condizione esistenziale, quella dell’artista chiuso nella propria interiorità.Le «Elegie duinesi» e la conquista dello «spazio interiore» Una grave crisi psicologica, dovuta in misura non marginale a un confronto con la filosofia esistenzialista di Kierkegaard, provocò in R. una nuova fase di inquietudine, che, tra il 1910 e il 1913, lo portò a viaggiare nell’Europa meridionale e nell’Africa settentrionale. Nel 1911 fu ospite nel castello della principessa von Thurn und Taxis, a Duino, presso Trieste, dove iniziò la prima stesura delle Elegie Duinesi (Duineser Elegien), concluse poi nel 1923 nel castello di Muzot, nel Vallese, dopo la parentesi della guerra, durante la quale R. visse quasi sempre a Monaco. Insieme ai Sonetti a Orfeo (Sonette an Orpheus, 1923) e alla limpida serenità delle liriche dell’ultimo periodo, raccolte postume con il titolo di Poesie estreme (Späte Gedichte), le Elegie rappresentano il culmine della maturità poetica di R., interrotta dalla morte per leucemia sopravvenuta in un sanatorio di Valmont presso Montreux, in Svizzera, dopo terribili sofferenze. In queste poesie di grande e tersa audacia formale R. si stacca nettamente dalla cultura della crisi di fine secolo, per approdare a una nuova e, per certi aspetti, positiva visione della vita: una visione che considera ancora l’uomo come possibile distruttore del mondo (in quanto mercificatore), ma anche come suo possibile salvatore, quando sappia trasferirlo in un invisibile «spazio interiore», identificato e difeso dal verbo poetico. La necessità di preservare da ogni minaccia esterna questo spazio interiore era apparsa a R. in tutta la sua drammatica urgenza soprattutto di fronte alla prima guerra mondiale, cui egli aveva assistito con angoscioso sgomento. Le nuove dimensioni della forma e del linguaggio esplorate e fissate da Rilke esercitarono un influsso determinante sulla poesia, non soltanto tedesca, della prima metà del Novecento.
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