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IL PICCOLO FOCOLARE. Ricette di cucina per la massaia economa. [ Secocnda edizione. Trento, Casa editrice G. B. Monauni 1921 ] |
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Autore:
LAZZARI TURCO, Giulia
Editore:
Trento, G. B. Monauni.
Anno:1921
Condizioni: OTTIME CONDIZIONI
Categoria: CUCINA
ID titolo:96915220
"IL PICCOLO FOCOLARE. Ricette di cucina per la massaia economa. [ Secocnda edizione. Trento, Casa editrice G. B. Monauni 1921 ]" è in vendita da venerdì 5 gennaio 2024 alle 18:59 in provincia di Trento
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Note su "IL PICCOLO FOCOLARE. Ricette di cucina per la massaia economa. [ Secocnda edizione. Trento, Casa editrice G. B. Monauni 1921 ]": Rilegato in tutta tela color verde scuro, h 19,7 cm, 224 pagine.
ESEMPLARE VERAMENTE OTTIMO, quasi COME NUOVO, pochissimo utilizzato. Presenta solo un generale ingiallimento delle pagine, qualche fioritura, lievi e piccole macchiette in copertina, firma con dedica di due righe alla pagina di antiporta, immediatamente prima del frontespizio.
CLASSICO TESTO di cucina, frutto della grande esperienza domestica di questa nobildonna trentina, vissuta a cavallo fra Otto e Novecento. Contiene molti piatti della cucina tipica trentina. Pubblicato in prima edizione ad inizio novecento dalla Libreria Emiliana di Venezia, questo testo è stato poi riedito da Monauni di Trento, che, sempre agli inizi del XX° secolo, aveva rilevato tutto il magazzino e i diritti della libreria veneziana. Edizione, questa 2^ di Monauni, di assai difficile reperibilità!!!
Giulia Turco Turcati LAZZARI, nota anche con lo pseudonimo di Jacopo Turco (Trento, 1º aprile 1848 – Trento, 3 agosto 1912), è stata una scrittrice italiana, figlia del barone Simone Turco Turcati e della contessa Virginia Alberti Poja, Giulia poté dedicarsi sin da giovane alle arti, in virtù della condizione agiata della famiglia. La formazione poliedrica della ragazza si intensificò dopo la morte del padre, il 10 gennaio 1861: infatti, la madre, contessa Virginia Alberti Poja, concentrò tutto il suo amore sulla cara bambina, disponendo che ella godesse di una perfetta educazione. Fu così che già a 19 anni Giulia Turcati conosceva e perfezionava il francese e l’inglese parlava e scriveva in bello stile la lingua materna ed era un’eccellente pianista. Mentre la passione, sempre sentita, per le piante ed i fiori la aveva già resa un’erborista provetta. Per quanto riguarda la formazione scolastica della giovane, si ritiene che abbia conseguito il diploma di maturità classica.
Nel 1877, a ventinove anni, Giulia sposa a Sopramonte (dove viveva con la madre) il musicista Raffaello Lazzari, già maestro di violino e direttore d’orchestra del liceo musicale comunale di Trento (1867) e in seguito socio onorario della Società filarmonica trentina (1869). La coppia si trasferì per un breve periodo di tempo a Forlì, dove Lazzari svolgeva l’attività di docente. Nel 1879, Giulia e Raffaello rientrarono definitivamente a Trento. Dal 1880 i coniugi iniziarono a organizzare un salotto letterario e musicale nella loro residenza estiva di Sopramonte, invitando artisti e intellettuali del tempo, fra cui Antonio Fogazzaro, Ugo Ojetti, Raffaele Frontali, Luisa e Marco Anzoletti, Aldo Alberti Poja, Bartolomeo Bezzi ed Eugenio Prati. Vera animatrice del proprio salotto letterario, Giulia dimostrò di essere non solo un’ottima pianista, in grado di accompagnare il marito nei concerti pubblici, ma anche profonda conoscitrice della materia da un punto di vista tecnico e critico, come traspare in particolare da diversi suoi articoli, come quello pubblicato sulla rivista Vita Italiana del 1906, dedicato al XX anniversario dell’inaugurazione del Festspielhaus, quello su Wolfgang Amadeus Mozart, pubblicato nel 1906, o quello contenente la traduzione del poema sinfonico Tod und Verklärung di Richard Strauss, edito nel 1907.
Si interessò anche a temi di tipo scientifico e naturalistico: la sua passione emerge sia nelle opere di narrativa, spesso arricchite di minuziose e analitiche descrizioni di paesaggi e scenari naturali, sia in opere di altro tipo, ad esempio l’articolo Miceti, pubblicato sulla Rivista delle Signorine nel 1894, (la passione per la micologia l’aveva portata a stringere un rapporto di amicizia e stima reciproca con l’Abate Bresadola), o il Manuale di cucina, pasticceria e credenza per uso di famiglie compilato sull’esperienza di una donna italiana.
Nominata socia benemerita dell’Accademia Roveretana degli Agiati, morì a Trento il 3 agosto 1912.
LA CRITICA: Principalmente nota per la sua attività nei salotti letterari, di recente è stata riscoperta come autrice. In vita, per i testi scritti con lo pseudonimo di Jacopo Turco, fu recensita con grande entusiasmo. Anche negli anni immediatamente successivi alla sua scomparsa è ricordata con grande rammarico. L’amica Luisa Anzoletti, che nell’elogio funebre la definiva: Armonia d’intelletto, che in tutto cercava e prediligeva ciò che più innalza e mobilita la coscienza, ciò che più affina il senso della nostra elevazione morale. Armonia di virtù generose e di opere benefiche, intese a confortare gli altrui dolori, a sollevare nelle miserie e ad aiutare il prossimo, a far amare e praticare la religione della carità e del sacrifizio. Armonia d’arte, nel campo della musica, condiviso col degno tuo consorte, e delle lettere, nutrita di un’estesa e ricca cultura, favorita dei doni della fantasia e del fine gusto estetico, produttiva di lavori che serbano impronte ammirevoli. Armonia di doveri e di vigili cure, dedite con virtuoso oblio, talvolta, delle sue proprie predilezioni intellettuali, alla famiglia; con quell’avito amore della casa, che un giorno sapeva aprire così serene fonti ad ogni attività d’ingegno della donna, e render così amata e desiderata la pace del santuario domestico. Armonia intera e costante di tutto quel complesso di tradizioni, di educazione, d’intimi pregi d’animo, d’esteriore dignità signorile, che costituisce il tipo della vera gentildonna: quel tipo di cui per più di un’eletta figura scolpita nella nostra mente, può in particolar modo onorarsi la donna trentina. Sempre nell’anno della morte, l’amico Lodovico Oberziner (all’epoca direttore della Biblioteca Comunale di Trento), ricorda nel suo profondo tracce de’ colpi d’ala lasciatemi dai conversari con la intellettuale scrittrice, or si ravvivano, si colorano e c’accendono sotto l’impressione della luttuosa nuova della morte di lei.
Ernesta Bittanti Battisti, che alla scrittrice trentina dedica il primo studio biografico (pubblicato nel 1912), in cui affermava: Noi ci troviamo davanti non ad una letterata di professione, ma ad una genialità genuina ed incoercibile, che, pur fra l’impreparazione - mi si permetta ripeterlo - professionale è riuscita ad affermarsi solidamente, producendo, fra molto valori di assai diseguale valore, alcuni veri gioielli artistici.
Tuttavia, come già sottolineava Diego Mazzonelli, nei decenni successivi l’interesse attorno alla scrittrice trentina comincia a scemare, tant’è che nel 1955 Gino Segata, in un articolo redatto per l’Alto Adige, lamentava l’oblio in cui era caduta. Sarà un altro giornalista, Gino Pacher, a richiamare nel 1984 l’attenzione sulla donna, mentre tre anni dopo a dedicarle uno studio sarà lo storico Armando Vadagnini, che pubblica in tale occasione una serie di lettere inedite circa i rapporti tra la scrittrice e l’artista trentino Bartolomeo Bezzi, suo nipote.
Negli anni Duemila, un altro tassello importante per gli studi su di lei è stato fornito da Alberto Pattini, che nel 2009 ha pubblicato una serie di lettere inedite scritte da Giulia a diversi personaggi, tra cui il pittore Eugenio Prati e don Giacomo Bresadola, col quale condivideva la passione per la micologia. All’interno dello studio di Pattini sono poi elencati tutti i manoscritti inediti di Giulia Turco Turcati Lazzari conservati presso la Biblioteca Comunale di Trento.
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