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Quando l’Umanitaria era in via Solari. 1906 il primo quartiere operaio |
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Autore:
(a cura di) Claudio A. Colombo
Editore:
Raccolto Edizioni / Società Umanitaria
Anno:2006
Condizioni: OTTIME CONDIZIONI
Categoria: STORIA, URBANISTICA, MILANO, PERIFERIE, OPERAI
ID titolo:93869048
"Quando l’Umanitaria era in via Solari. 1906 il primo quartiere operaio" è in vendita da venerdì 4 agosto 2023 alle 14:59 in provincia di Milano
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Note su "Quando l’Umanitaria era in via Solari. 1906 il primo quartiere operaio": IN CONDIZIONI QUASI OTTIME (UNICO DIFETTO EVIDENTE: ABRASIONE SUL DORSO DI 15 mm DI LUNGHEZZA) 165 X 230 X 10 mm 104 pagine Con la supervisione di Ornella Selvafolta, Politecnico di Milano con la collaborazione del Consiglio di Zona 6 del Comune di Milano Il volume è stato realizzato con il contributo di ALCAB (Associazione Lombarda Cooperative di Abitanti) Edizione speciale fuori commercio 16-28 gennaio 2006 Società Umanitaria, Milano. Cento anni fa, appena poche settimane dopo il 29 marzo del 1906, quando più di mille persone avevano preso possesso delle loro abitazioni nel Quartiere operaio dell’Umanitaria di via Solari, nel bollettino “L’Umanitaria” veniva pubblicato un augurio non solo “di vita riposata e serena, confortata d’aria e di luce, non angustiata dalla limitazione dello spazio, della pulizia, del decoro”, ma soprattutto un “augurio di vita feconda; di miglioramento intellettuale, morale ed economico per essi e per gli altri”. Per i dirigenti dell’Umanitaria, infatti, l’assistenza pura come elemosina o regalia era una soluzione sbagliata in partenza: perché se la casa – anche allora, come il binomio “pane e lavoro” – era un’aspirazione legittima e poi un diritto, bisognava tuttavia guadagnarselo con il sudore della fronte, con la pratica quotidiana, con l’impegno defatigante di chi ne faceva richiesta. In via Solari, dei cosiddetti questuanti (che il nostro statuto chiamava “diseredati”) ne erano entrati oltre mille. E proprio a loro, continuava il bollettino, veniva “affidato un grave ufficio: quello di dimostrare, con la buona conservazione della casa, con la diligenza scrupolosa nel pagamento delle pigioni che la popolazione del Quartiere operaio dell’Umanitaria potesse essere una popolazione modello, che non si rinchiuderà nella gioia e nell’orgoglio della sua vita privilegiata, ma coll’esempio e coll’opera e colla propaganda diffonderà il bisogno di una vita migliore e la preparerà per tutti”. Il divario rispetto allo scenario di oggi è forte. Ecco perché, la Società Umanitaria ha pensato di ricordare il centenario delle sue case operaie (al quartiere di via Solari del 1906 ne seguì un altro, in viale Lombardia, nel 1909) per creare un momento di riflessione, di dialogo e di discussione intorno al problema dell’edilizia popolare odierna, quella che oggigiorno i media e gli addetti ai lavoro chiamano con un neologismo, “housing sociale”: In sintesi, l’esigenza di celebrare il centenario delle prime case costruite dall’Umanitaria diviene il pretesto per gettare un ponte verso l’attualità, ponendo il tema del significato dell’edilizia popolare oggi nelle nostre città e in una realtà sociale così diversa e complessa. Diverso il fabbisogno di abitazioni, diversa la composizione sociale di chi alimenta la domanda casa e differente la localizzazione degli interventi necessari per soddisfare la domanda che graveranno su Milano ma anche sulla sua area urbana. Diversi i volti degli uomini in carne ed ossa che soffrono più duramente e in modo più acuto della mancanza di case popolari. Volti delle nuove povertà che le città ormai mostrano attraverso il caleidoscopio delle diverse etnie. Ma anche quando il fabbisogno di abitazioni interessa ceti sociali all’origine più forti esso si presenta comunque con toni preoccupanti che investono ormai settori prevalentemente giovanili e molto estesi della borghesia milanese impossibilitati ormai ad accedere al mercato libero delle abitazioni per i prezzi di vendita e i canoni di affitto sempre più alti. Il comitato scientifico che in questi mesi si è andato formando (intrecciando le singole professionalità dell’Umanitaria, dell’Istituto Uomo Ambiente e del Politecnico di Milano) ha lavorato alacremente per presentare, dal 16 al 28 gennaio 2006, un programma articolato in più parti: una tavola rotonda (con importanti interlocutori istituzionali quali Regione Lombardia, Provincia di Milano, Comune di Milano e i maggiori Comuni dell’area extra-urbana) e un convegno internazionale dove esperti e studiosi avranno modo di approfondire la questione delle abitazioni operaie tra socialismo e umanitarismo, confrontando le diverse esperienze di fine Ottocento inizi Novecento con quanto succedeva nelle città-giardino inglesi o nei quartieri paternalistici come Crespi d’Adda, ma soprattutto affrontare la questione, sempre più scottante, dell’edilizia popolare, tra rilancio e estinzione. Inoltre, una grande mostra storico-documentaria darà modo di ricostruire le tappe dello sviluppo dell’edilizia popolare dall’inizio del ‘900 fino ai giorni nostri: esplorando il progetto originale di Giovanni Broglio, “l’architetto dei poveri”, che per l’Umanitaria aveva voluto un tipo di edilizia economica decisamente all’avanguardia (case di tre o quattro piani, appartamenti dotati di una propria entrata diretta con servizi igienici, acqua corrente potabile, gas, un condotto per le immondizie e nessun passaggio comune, per non offendere “i pudori, le dignità, le miserie individuali e familiari”, secondo le parole del tempo), ma anche illustrando - con lo sguardo rivolto all’Italia e all’Europa - i nuovi canoni dell’abitare sano, di cui la bio-architettura e l’edilizia bio-compatibile sono gli esempi più recenti (anche se non sempre messi in pratica). Non solo. La manifestazione sarà completata da una pubblicazione (un Quaderno della Fondazione Housing Sociale) e da due modellini in scala, di cui uno con lo spaccato di un edificio delle case di via Solari arredato con alcuni degli arredi che nel 1905 avevano vinto il Concorso per l’ammobigliamento delle case operaie, e l’altro con lo spaccato di un edificio contemporaneo, ecologicamente compatibile. Insomma, con questo programma, riteniamo attualissimo quello che Luigi Einaudi ha lasciato scritto a proposito della Mostra della Previdenza allestita all’interno dell’Esposizione Internazionale di Milano del 1906: “Non basta aver letto qualche libro sociologico di moda per trinciare giudizi intorno ai destini dell’umanità, ma occorre aver molto osservato l’azione molteplice e nobile, aver compreso i sacrifizi dolorosi, aver misurato gli sforzi diuturni di coloro che sono riusciti a elevare sé stessi o ad elevare gli altri, per avere il diritto di tracciare la via all’umanità. Forse, dopo aver osservato tutto questo, si preferirà di lavorare umilmente come gregari più che di bandirsi apostoli di un vangelo novello”. Un modo di affrontare la realtà delle cose, di cui ci sentiamo eredi naturali. Comitato scientifico: Gabriella Belotti - Politecnico di Milano Antonello Boatti - Consigliere Società Umanitaria Morris L. Ghezzi - Università degli Studi di Milano Piero Amos Nannini - Presidente Società Umanitaria Maria Helena Polidoro - Direttore Generale Società Umanitaria Maurizio Spada - Istituto Uomo e Ambiente Hanno consentito lo svolgimento della manifestazione: PROVINCIA DI MILANO COMUNE DI MILANO - Assessorato allo Sviluppo del Territorio FONDAZIONE HOUSING SOCIALE A.L.C.AB., Associazione Lombarda Cooperative di Abitanti A.N.C.E., Associazione Nazionale Costruttori Edili SOCIETÀ COOPERATIVA LAVORANTI MURATORI
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