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Le sette lettere del dottor Wambach |
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Autore:
Klaus Nonnenmann
Editore:
Serra e Riva, Milano
Anno:1989, I edizione
Collana: Fuori collana
Condizioni: COME NUOVO
Categoria: LETTERATURA TEDESCA. NOVECENTO. ROMANZI
ID titolo:92896281
"Le sette lettere del dottor Wambach" è in vendita da martedì 27 giugno 2023 alle 11:31 in provincia di Verona
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Note su "Le sette lettere del dottor Wambach": Libro rilegato con sovra copertina illustrata in bianco e nero, pagine 144. Solo dei lievissimi segni del passaggio del tempo, nessuna traccia d’uso o di lettura. Copia perfetta.
LETTERE PAZZE DI UNA BAMBOLA di ITALO A. CHIUSANO Si ha un bel dire, dall’ alto della nostra intelligenza di posteri, gli stupidi anni Cinquanta, come per tanto tempo si era detto lo stupido Ottocento. Se li andiamo a vedere meglio, quegli anni Cinquanta, si hanno alcune sorprese, almeno nella letteratura tedesca. Facciamo il caso del 1959. Che cosa esce, di libri germanici, in quell’ anno? Un romanzo che, piaccia o non piaccia, resterà nella letteratura mondiale: Il tamburo di latta di Grass. Poi la rivelazione di un autore totalmente nuovo, come tematica e come elaborazione artistica: Uwe Johnson, con le sue Congetture su Jakob. Poi Boll, che in Biliardo alle nove e mezzo non ci dà uno dei suoi testi più felici, ma certo una provocazione, anche politica, di rovente interesse. Non basta. Paul Celan, con Sprachgitter (Grata di linguaggio), riconferma di aver trovato una sua personalissima, atonale maniera di far poesia. E dal canto suo Arno Schmidt, con Alessandro o Che cos’ è la verità?, ci offre un’ opera dove le risicate audacie dell’ avanguardia non si sbriciolano ancora in lambiccato bizantinismo. Ma è un guaio uscire col proprio primo libro quando c’ è ressa di capolavori o di casi letterari: si rischia di restare imbottigliati nel traffico. E’ quanto avvenne a Klaus Nonnenmann, nativo di Pforzheim, classe 1922, combattente in guerra nella Luftwaffe, poi studente di lettere, articolista, radioautore. In quel 1959 Nonnenmann, diede alla luce un romanzo di esile mole, ma soprattutto di nessun esibizionismo. Oggi la Germania, dopo tanti anni, riscopre quel libro, e uno dei nostri solerti editori italiani si affretta a fare ammenda anche per noi. Così, tradotte da Chiara Allegra con un impegno che forse avrebbe voluto un po’ più di ilare smalto, ecco Le sette lettere del dottor Wambach (Serra e Riva pagg. 141, lire 22.000). Fin dai tempi di Jean Paul e, subito dopo, del romanticismo, si nota nella letteratura di lingua tedesca un filone sottile e argentino di opere che esaltano con ironica tenerezza la vita di piccolissimi uomini, le loro avventure in penombra, la proba e un po’ bislacca lindura del loro animo e dei loro affetti, la dimensione giocattolo e bibelot del loro mondo. Oltre al maestro Jean Paul, basti pensare ad autori come Eichendorff, Morike, Stifter, Grillparzer (Il povero musicante), Storm, Keller, Raabe: e per l’ Ottocento, avremo detto abbastanza. Anche nel nostro secolo, pur tra espressionismi, romanzi-saggio e avanguardie di varia dirompenza, questo tipo di cantori del piccino non sono scomparsi, e mi accontento di ricordare, sul piano della poesia quasi favolosa, Peter Altenberg; su quello del sentimentalismo sociologico, Hans Fallada. Ma devo chiudere i cancelli, perché fuori si accalca una folla di altri candidati alla menzione. Nonnenmann, per nulla tedesco nel suo schivare i grandi temi e le elaborazioni complesse e corrusche dei medesimi, tedeschissimo invece nel riecheggiare il crepuscolarismo e intimismo romantico e Biedermeier, sceglie a protagonista di questo suo romanzo-favola o romanzo-poemetto o romanzo-sonata un medico della mutua, l’ ottantatreenne dottor Hubert von Wambach, che gode di ottima fama nella cittadina in cui vive, tanto che fu già sindaco e attualmente è presidente onorario del congresso medico internazionale. L’ autore lo caratterizza con gesti e abitudini ricorrenti. Ma non si pensi ai temi conduttori di Wagner, musicalmente ripresi nella prosa narrativa di Thomas Mann. Si pensi piuttosto agli umoristici o infantili intercalari e cliché delle fiabe e filastrocche, come il capitan Cocoricò che non si stanca mai di ripetere Ohibò! o l’ immancabile milione-miliardo finale che concludeva ogni avventura del signor Bonaventura. Solo che in Nonnenmann, dato l’ uso squisitamente letterario, per adulti, del suo narrare, questi stampini hanno una più sfumata, sorridente finezza e perdono il loro (peraltro gustosissimo) carattere meccanico. Ad esempio, quando si alza dal letto, Wambach cerca sempre di agganciare con l’ alluce la pantofola sinistra; quando fa colazione procura in barba alla dieta di farsi uova e pancetta, si diverte a lanciar torsoli di mela sui polli del vicino; quando fuma la pipa è importante accertarsi per indovinare il suo umore se la tiene a destra o a sinistra. Poi, le sue attività hobbystiche, molto importanti per un pensionato: il rilevamento di dati meteorologici, la pittura a olio. DA anni Wambach è vedovo di una moglie molto amata, che va a visitare ogni giorno al cimitero. Vive con la sorella della defunta; ma ora sua cognata è assente per una settimana, dovendo accertarsi per l’ ennesima volta se l’ uomo trovatole da un’ inserzione matrimoniale sia davvero l’ anima gemella da sposare. Alle pulizie e alla cucina provvede una colf un po’ energica ma di ottimo cuore. Insomma, Wambach si è già conquistata la nostra simpatia, e l’ autore lo sa anche troppo. Poi, l’ idea-lampo di tutto il libro. Ai giardini pubblici Wambach incontra Ise, una deliziosa bimbetta in lacrime per aver perso la sua bambola Rapunzel (Raperonzolo). Wambach, uomo senza figli (e senza più moglie) ha un soave colpo di fulmine: ma i colpi di fulmine soavi lasciano spesso tracce più durature di quelli esplosivi. Per lui, ormai, è primario confortare la bambina, distrarla dal suo dolore, inventarle un piccolo mondo di meraviglie e di amicizia. E lo fa, con una dedizione totale, una fantasia da vero poeta. Prima cosa, inventare un’ assenza non tragica ma anzi gloriosa per Raperonzolo. Così Wambach fabbrica la prima letterina in cui la pupattola, da Parigi, descrive la sua fuga verso la ville lumière e la vita di spasso e di grandi alberghi che vi sta conducendo. Ise è felice, in quel nonno affettuoso scopre il migliore dei compagni di gioco, anche se gli fa qualche cornetto con sottile sofferenza del vecchio baloccandosi in maniera più congeniale coi figlioletti del suo vicino. Si comincia lunedì e si va avanti per tutta la settimana, fino all’ ultima, ultimissima domenica. Un giorno Wambach porta la piccola a mangiar cioccolata e panna in un lussuoso caffè all’ aperto. Irrompe la madre di lei e fa uno scandalo, temendo sinistre intenzioni nel vecchio. Più tardi i genitori di Ise gli fanno le scuse, ma gli ridiventano nemici quando il padre ricorda ch’ era stato proprio Wambach a dargli il veto per una truffaldina cura termale ch’ egli pretendeva dalla mutua. Ise però trova il modo di farsi vedere lo stesso: una volta c’ è un gran banchetto esteso ai figli dei vicini, un’ altra Wambach dipinge amorosamente il ritratto della piccola in olio su tela. Raperonzolo, intanto, si è innamorata di un vero principino azzurro, ha superato ostacoli difficoltà incomprensioni e ormai sta per maritarsi e metter su casa a Parigi. Lettere un po’ pazze, per gente sensata: e infatti il padre di Ise, avendole scoperte, le mette in cassaforte e telefona al presidente dell’ associazione medica nazionale, denunciando le pericolose stravaganze del dottor Wambach. Non la pensa così, invece, la zia di Ise. Intenerita da quella deliziosa invenzione del vecchio, trafuga le lettere e gliele riporta tutte. SIAMO in dirittura d’ arrivo, e Wambach lo sente con molta lucidità. La domenica si reca al quindicesimo congresso nazionale dei medici mutualistici, di cui deve tenere la prolusione. Non si è minimamente preparato, in quella settimana tutta occupata da Ise e Raperonzolo, ma improvvisa una splendida orazione prendendo a pretesto il famoso romanzo per bambini Emil e i detectives, di Kastner. Non che stia molto al tema, però riscuote un giubilante successo quando ricama variazioni poetiche sulla responsabilità dei medici verso i loro pazienti, l’ onestà a cui essi sono tenuti verso l’ erario e i contribuenti, l’ umanità e il calore infantile che deve intercorrere tra gli uomini di scienza e gli uomini in genere. A questo punto il cuore gli fa cilecca. Wambach fa appena in tempo a dettare a un amico l’ ultima lettera di Raperonzolo per Ise. Raperonzolo ora è felicemente sposata e comunica che a Parigi l’ ha raggiunta, per rimanervi, quel ragazzo di ottantatré anni che è il dottor Wambach. Sipario. Lentamente, appena un fruscio, per lasciarci meditare su questa favola dei nostri tempi. Gli anni Cinquanta? Se sono così, credo che meriteranno di essere ancora consultati, non con delirante entusiasmo ma con simpatia e curiosità, anche dai nostri nipoti che andranno a passare il fine settimana su Marte.
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