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Il libro di Benjamin + I ghepardi (2 libri) |
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Autore:
Bo Carpelan + Finn Carling
Editore:
Iperborea
Anno:2003
Collana: Gli iperborei
Condizioni: BUONE CONDIZIONI
Categoria: NARRATIVA SCANDINAVA. PRIME EDIZIONI.
ID titolo:86698597
"Il libro di Benjamin + I ghepardi (2 libri)" è in vendita da mercoledì 13 luglio 2022 alle 14:55 in provincia di Milano
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Note su "Il libro di Benjamin + I ghepardi (2 libri)": MIGLIOR PREZZO ON LINE EVENTUALMENTE ACCETTASI PROPOSTE DI PREZZO PER UNO SOLO DEI DUE LIBRI PRIMA EDIZIONE IN ITALIA IL LIBRO DI BENJAMIN RISULTA L’UNICO LIBRO DELL’AUTORE PRODOTTO IN ITALIA E IN TRADOTTO IN LINGUA ITALIANA Le condizioni dei libri sono state definite complessivamente buone, perchè il primo libro è quasi buono e il secondo buono. I difetti principali sono: 1) che entrambi hanno la quarta copertina con abrasioni di media grandezza nella parte bassa che precludono parzialmente la completa letture di notizie su gli autori. 2) nelle prime due pagine presenza di etichette plastificate bianche o toppe di carta che però non precludono minimamente la lettura. brossura copertina flessibile 90 x 200 x 25 mm + 90 x 200 x 10 mm 288 + 120 pagine peso complessivo di 350 gr ca. Il libro di B: «Penso, dunque sono. Può bastare?… Che razza di vita è, Cartesio?» Posso stare nella mia stanza a pensare e a esistere quando nella stanza accanto chi soffre grida: aiutami? E’ da questo interrogativo che parte il lungo viaggio di Benjamin Trogen verso se stesso, verso la ricerca di quella verità, di quell’assunzione di responsabilità che può contribuire a rendere «la vita comprensibile e di qualche valore», e insieme trasformarlo da traduttore, vissuto nell’ombra di parole altrui, in scrittore che può alla fine dire: «Ho scritto, dunque sono esistito». Il libro di Benjamin è il diario di un anno, l’immersione nella camera oscura della memoria fino a farne emergere un’immagine volutamente dimenticata: un’estate, un’infanzia, un pontile, un litigio con l’amico Olli, una caduta e un tuffo nell’acqua dove Olli resta immerso troppo a lungo. Le riflessioni sulla quotidianità, la vecchiaia, i figli, la politica, il tempo, i ricordi, che sembrano tergiversazioni, sono in realtà gli strumenti che lo spingono a partire, a lasciare la sua città «costruita dai venti e dal silenzio», per ritrovare il passato, i suoi luoghi e i suoi personaggi, incontrare Olli e arrivare a sapere se è colpa sua se l’amico è demente. Forse, come il biblico Beniamino, è innocente di quella coppa nascosta nel suo sacco, o forse non esiste innocenza davanti alla «richiesta di aiuto e di conforto di tutti i tormentati cui voltiamo le spalle»? Scrivere non per ricordare, ma per dimenticare? Per parlare di tutte le cose insignificanti, avvenimenti, paesaggi, persone e accorgersi che niente è insignificante, che nelle cianfrusaglie della vita ci sono mattinate limpide, incontri luminosi, il dubbio, l’inesplicabile, perdite irrimediabili e vuoti che fanno male, tra le cose da salvare, che la malinconia può essere una forma di lucidità, la rassegnazione il legittimo rifugio al pensiero che non si può fare nulla in molti campi, e l’idealismo una via, «se non pone l’ideale troppo in alto, ma sopra il pessimismo, di qualche centimetro».
I ghepardi La libertà è la condizione naturale di ogni essere vivente: nati liberi, ci portiamo dentro la nostalgia di quello spazio infinito che è la patria originaria dell’anima e dell’istinto. SIamo noi stessi o gli altri a separarcene, per paura o per sopraffazione, o è l’essenza stessa della vita l’esilio da quel paradiso perduto? Sono queste, tra le tante, le domande stimolate da questo breve e strano romanzo che, nonostante abbia per protagonisti un vecchio e un condor e altri animali, parlando d’altro parla di noi, senza però cadere nei rischi della parabola: suggerisce ipotesi, crea attese e lascia che sia il lettore a collegare gli indizie scegliere le proprie interpretazioni. Perché il Vecchio siede ogni giorno immobile sulla panchina dello zoo davanti al padiglione delle fiere? Qual è il suo legame con il vecchio ghepardo di cui sembra il sosia umano e con cui scamnbia pensieri? Chi è realmente? Può davvero essere stato un animale libero e selvaggio, come racconta alla bambina che compare ogni tanto seduta ai suoi piedi? O nasconde invece un inconfessabile passato da terrorista o da infelice lobotomizzato, come potrebbero rivelare tre ipotetici appartamenti dove forse abita, ispezionati dal giardiniere che lo pedina? O è solo un uomo ingabbiato nella vecchiaia e nella solitudine che condivide la sofferenza di tutte le creature recluse? Ma anche altre sono le chiavi di lettura: Rabindranath è il suo nome, quello del poeta di Tagore, e Gintanjali, la sua più nota raccolta, quello della bambina. Una meditazone sulla scrittura, perché «le parole che fanno soffrire bisogna esprimerle»? O un’eco dei versi del grande poeta bengalese sull’uomo prigioniero che, erigendosi intorno muri, chiudendosi nei suoi forzieri, si forgia le proprie catene, perdendo di vista il suo vero essere?
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