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Il Linguaggio Segreto Di Dante e Dei «Fedeli D’Amore» Dai Sufi a Dante Alighieri |
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Autore:
Luigi Valli
Editore:
Indipendently published
Anno:2020
ISBN: 9798646041013
Condizioni: NUOVO
Categoria: SAGGISTICA
ID titolo:82453684
"Il Linguaggio Segreto Di Dante e Dei «Fedeli D’Amore» Dai Sufi a Dante Alighieri" è in vendita da domenica 3 ottobre 2021 alle 03:46 in provincia di Catania
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Note su "Il Linguaggio Segreto Di Dante e Dei «Fedeli D’Amore» Dai Sufi a Dante Alighieri": Da quella mia lunga indagine sorsero le conclusioni che riassumo ed espongo in questo libro e che, dirò subito, sono le seguenti: È vero che la poesia dei «Fedeli d’Amore», specialmente quella di Dante e dei suoi più immediati predecessori, dei suoi contemporanei e dei suoi successori, è scritta in un gergo segreto per il quale una trentina di parole almeno (il Rossetti ne aveva già segnalate alcune, ingannandosi su altre) hanno costantemente, oltre al significato apparente e riguardante materia d’amore, un secondo e talvolta anche un terzo significato convenzionale, riguardante le idee di una dottrina iniziatica e la vita di un gruppo di iniziati. Queste parole sono proprio quelle che con esasperante monotonia riempiono i versi di questi «Fedeli», presentando spessissimo dei nonsensi nel piano letterale e cioè: amore, madonna, morte, vita, donne, folle e follia, freddo, gaiezza, gravezza, noia, natura, piangere, pietra, rosa, fiore, fonte, saluto, selvaggio, vergogna e altre di uso meno frequente. È vero che tutte le donne del dolce stil novo sono in realtà una donna sola e cioè la Sapienza santa, la quale nell’uso speciale del dolce stil novo prende convenzionalmente un nome diverso per ogni diverso amatore e si chiama Beatrice per Dante, Giovanna per Guido Cavalcanti, Lagia per Lapo Gianni, Selvaggia per Cino e via di seguito. E poiché, come ho detto sopra, la dottrina coltivata da una setta e la setta stessa vengono confuse sotto la stessa designazione, queste donne servono anche a designare la setta dei «Fedeli d’Amore». La Vita Nuova di Dante è scritta tutta in questo gergo: è tutta simbolica dalla prima all’ultima parola e riguarda la vita iniziatica di Dante e i suoi rapporti non già con la moglie di Simone de’ Bardi, ma con la Sapienza santa e con il gruppo che la coltivava. Pertanto la Beatrice della Vita Nuova non differisce sostanzialmente da quella che appare trionfante sul carro della Chiesa nella visione apocalittica della Divina Commedia. Le poesie più oscure dei «Fedeli d’Amore» e specialmente le oscure canzoni di Dante, sulle quali si sono inutilmente affannati coloro che ignoravano il gergo, lette secondo il gergo sciolgono la loro oscurità, si fanno di «colori nuovi» e acquistano una chiarezza, una coerenza, una profondità insospettate. Non solo, ma con la conoscenza del significato segreto di queste poche parole del gergo, si chiariscono agli occhi nostri e si trasformano completamente nel loro spirito, altre opere assai oscure dei contemporanei di Dante, come i Documenti d’amore di Francesco da Barberino, l’Intelligenza di Dino Compagni, l’Acerba di Cecco d’Ascoli, opere che, pur differendo esteriormente dalla poesia d’amore del dolce stil novo sono informate allo stesso profondo spirito mistico, alla stessa dottrina segreta, escono, in altri termini, dal seno della medesima setta. Queste poesie, una volta tradotte nel loro significato reale con la chiave del gergo, al posto di quell’amore vago, stilizzato, monotono, freddo, artefatto, che mostrano quasi sempre secondo la lettera, ci rivelano una vita intensa e profonda d’amore per una mistica idea, ritenuta la vera essenza della rivelazione cattolica, di lotta per essa, contro la Chiesa carnale e corrotta, detta convenzionalmente «la Morte» o «la Pietra» e che è dipinta come avversaria della setta dei «Fedeli d’Amore» e come occultatrice di quella Sapienza santa che i «Fedeli d’Amore» perseguono sotto la figura della donna; ci rivelano una serie di mistici rapimenti, di grida che invocano soccorso contro le persecuzioni e le minacce degli avversari, di eccitamenti con i quali gli adepti si confortano reciprocamente a rimaner fedeli all’idea santa, e altre cose altissime e profondissime, dinanzi alle quali la poesia d’amore fittizia, che sta alla superficie, cade, e quasi sempre senza nostro rimpianto, come una insignificantissima scorza, lasciandoci meravigliati di aver potuto credere che tutta quella fosse veramente poesia d’amore.
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