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Osservazioni sulla filosofia della psicologia |
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Autore:
Ludwig Wittgenstein, A cura di G.E.M. Anscombe, Georg Henrik von Wright, Heikki Nyman, Roberta De Monticelli
Editore:
adelphi
Anno:1990
ISBN: 8845907430
Condizioni: BUONE CONDIZIONI
Categoria: FILOSOFIA
ID titolo:25620352
"Osservazioni sulla filosofia della psicologia" è in vendita da mercoledì 17 maggio 2017 alle 14:33 in provincia di Vicenza
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Note su "Osservazioni sulla filosofia della psicologia": 561 pagine numerate
copertina rigida con sovracoperta editoriale
Recensione di Mulligan, K., L’Indice 1990, n. 6
L’analisi dei concetti psicologici sembra essere una ossessione tipicamente austriaca. A partire da Mach e dalla psicologia descrittiva di Brentano, Husserl e Freud, passando per i gestaltisti, e giungendo fino a Musil e Wittgenstein, l’interesse per la complessità delle nozioni psicologiche e la credenza che questa complessità delle nozioni psicologiche e la credenza che questa complessità possa venir messa in luce attraverso la descrizione e il metodo della variazione permane un filo conduttore costante, malgrado le grandi differenze di scopi filosofici e scientifici. Si sa come la chiarezza sia stata l’imperativo categorico mitteleuropeo, e per gli austriaci chiarire era, innanzitutto, chiarire i concetti psicologici. Un effetto, forse solamente collaterale, dell’ossessione wittgensteiniana per la chiarificazione concettuale è la demolizione di interi edifici filosofici con poche, incisive osservazioni. Ecco tre esempi. Da Cartesio fino a Brentano l’amore era stato per la tradizione filosofica il paradigma degli episodi affettivi, ed è questa la posizione che esso assume nelle tassonomie filosofiche della vita interiore. Ma l’amore non è un sentimento. L’amore viene messo alla prova, il dolore no (OFP I 959) L’amore, ciò che è importante nell’amore, non è un sentimento, ma qualcosa di più profondo che solo nel sentimento si esprime (OFP I 115). Questa cosa più profonda è l’aspetto disposizionale del concetto di amore. Maria può amare Sam per anni e anni (sette al massimo, secondo Freud), ma non c’è nessun sentimento che ella provi durante tutto questo periodo. Anche l’apparente univocità dei concetti psicologici, così evidente per tanti filosofi, viene messa in dubbio. Più enfaticamente di Mach o Husserl, Wittgenstein ci mostra come, in molti casi, la somiglianza tra fenomeni psicologici debba far posto alla mera somiglianza di famiglia o ad un legame ancora più debole. Solo Musil ha insistito tanto su questo punto: Forse sarà utile far presente la parola ’forchetta’ e i suoi derivati. Vi sono forchette per mangiare, forconi per il letame, forcelle della bicicletta e dello stomaco, forcine dei capelli, e a tutti questi termini è comune ’l’essere forcuto’. Ma mentre ogni forca o forchetta può essere immediatamente confrontata con un’altra ed è percettibile ai sensi...così non accade per le diverse forme dell’amore; e tutta l’utilità dell’esempio si riduce alla questione di sapere se anche qui, come per il carattere forcuto delle forchette, non ci sia un’esperienza capitale, qualcosa di amabile, di amoroso e di amatorio che è comune a tutti i casi. Fra tutti gli esempi dell’amore c’è una catena di comparazioni con molte varianti e con fondamenti di ogni genere, i cui estremi possono essere molto dissimili (L’uomo senza qualità, cap. 51), una serie di possibili oggetti di confronto, direbbe Wittgenstein. Infine la venerabile dicotomia tra vedere e pensare, tra la passività sensoriale e l’applicazione dei concetti, si rivela essere nient’altro che un’incredibile serie di semplificazioni. Wittgenstein tratteggia un paesaggio concettuale di complicate connessioni tra i differenti concetti di vedere. Riprendendo esempi già discussi dai gestaltisti (ai quali tuttavia non risparmia le critiche) Wittgenstein nota quanto sia diverso il vedere una tavola dal vedere una somiglianza tra due volti, o ancora dal vedere una certa immagine ambigua prima come l’immagine di un’anatra e poi quella di una lepre. Chi non vede la somiglianza o l’aspetto-anatra soffre di cecità a una Gestalt. Le radici di questa cecità sono varie: in alcuni casi non si è padroni di certe operazioni, in altri di certi concetti, in altri ancora si manca di immaginazione. Diviene evidente che un legame tra vedere e pensare al quale molti filosofi e psicologi sono stati insensibili è questo: capire un nuovo significato di una parola o seguire una nuova regola è come essere colpiti da un aspetto; si può essere ciechi ad un significato. E anche le teorie tradizionali della connessione tra vedere e pensare vengono criticate: quando vedo la tavola o un volto triste non è che io faccia un’inferenza a partire da dati visivi più semplici o da smorfie. Le Osservazioni sulla filosofia della psicologia sono studi preparatori per la Parte II delle Ricerche Filosofiche, dicono i curatori; certo sono la ricerca più ampia che Wittgenstein ci abbia dato sulla varietà dei concetti e dei fenomeni psicologici. E rendono ancora più complicata la risposta alla domanda che si pone ad ogni lettore del filosofo austriaco: cosa voleva Wittgenstein? Sembra chiaro che queste osservazioni distruggono il mito, non ancora del tutto estinto, di un Wittgenstein behaviorista. Ma al tempo stesso fanno sì che diventi più difficile credere ad un Wittgenstein anti-sistematico (anche se era così che egli si considerava). Il suo piano della trattazione dei concetti psicologici, che prevede l’analisi dei tratti distintivi delle loro diverse categorie, è elaborato nel corso di gran parte delle 1874 osservazioni. Ma, in modo ben più impressionante, sono le ramificazioni, gli incroci e gli intrecci dei sentieri a colpire l’occhio del filosofo. Sicuramente troviamo qui una ricerca nel dettaglio, la cui ricchezza sorpassa, e di molto, ciò che l’antropologia filosofica continentale o le scienze cognitive attuali ci propongono. Viviamo oggi un’intensa interazione tra psicologia e filosofia, e questo dibattito ha in epoca recente un unico parallelo, nella discussione, nella prima metà del secolo, sulla psicologia della forma, sul fisicalismo e sul behaviorismo. Le Osservazioni di Wittgenstein appartengono a questa prima epoca e hanno profondamente marcato la filosofia della mente contemporanea. Tuttavia egli non ha affatto condiviso le ambizioni, proprio perché ambizioni teoretiche che hanno guidato la ricerca in questi due periodi. Un obiettivo importante di Wittgenstein era quello terapeutico - curare le malattie filosofiche di filosofi e di psicologi - ma è un altro motivo pratico, questa volta d’ordine estetico, che affascina chi legge le Osservazioni. Dobbiamo prendere sul serio ciò che Wittgenstein dice quando scrive che si è interessato solo a due tipi di problemi, problemi estetici e problemi di logica, dove logica va inteso in un senso largo che include il tracciare i limiti dei concetti psicologici. Il lettore ideale apprenderà come vedere e capire la vita interiore attraverso l’esperienza di una serie di cambiamenti d’aspetto concettuale organizzata in maniera magistrale da uno stilista di genio - per il quale lo stile non è mai ornamento. L’imporsi di questi nuovi aspetti è una funzione sia delle sorprese che ci danno le sempre più ramificate descrizioni wittgensteiniane sia delle immagini fuorvianti in cui consiste la nostra cecità Ciò che mi sforzo di ottenere non è l’esattezza, ma la perspicacia (OFP I 895).
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