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Autore:
Libero De Libero, prefazione di Guido Piovene
Editore:
Arnoldo Mondadori Editori – Milano
Anno:Prima edizione ( in questa collana) Settembre 1974
Collana: Scrittori italiani e stranieri
Condizioni: OTTIME CONDIZIONI
Categoria: LETTERATURA ITALIANA, POESIA, CIOCIARIA , ERMETISMO MERIDIONALE, LIBERO DE LIBERO
ID titolo:58910557
"Camera Oscura" è in vendita da mercoledì 19 dicembre 2018 alle 13:16 in provincia di Parma
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Note su "Camera Oscura": (......)Nella stessa intervista De Libero raccontò di aver trascorso un anno in un convento di frati missionari con seminario, nelle vicinanze di Roma. Di questa esperienza, vissuta con sofferenza a causa del suo spirito ribelle, egli serberà un ricordo vivo e amaro che sarà trasferito nel romanzo ’’Camera oscura’’ (....). (.....)De-cidere vuol dire, stando all’etimologia della parola, tagliare. Chi decide fa una scelta: seleziona, e ne stabilisce i criteri. Questo vale per ogni cosa e anche per le discipline, sia tecniche, sia artistiche. Eppure, nel caso della critica letteraria, quest’operazione di ’’taglio’’ appare proprio come un’esclusione che potremmo definire, programmatica. Bisogna sempre tenere presente che i curatori delle antologie, spesso non selezionano e non segnalano un nuovo autore, ma lo escludono, cioè lo tagliano. Decidono, ad esempio, di scegliere un certo poeta, ma non quell’altro, o quell’altra. E allora: è irragionevole affermare che il Novecento italiano è il secolo dei poeti tagliati ? Uno fra questi, è Libero de Libero. Una strana sorte la sua: famoso e premiatissimo in vita, soltanto e quasi uno sconosciuto post mortem. Anzi, un ’’forestiero’’, richiamando il titolo di una sua raccolta ’’Il Libro del Forestiero’’. La Ciociaria, la sua amata terra, alla quale dedicò il componimento “Ascolta la Ciociaria”, ne attesta l’importanza e il ricordo, tant’è che al poeta è stato dedicato un premio di poesia a Fondi. Eppure, sembra che di Libero de Libero, se ne siano perse le tracce. Ma come? Proprio lui? Che ha vissuto un’esperienza poetica così intensamente profonda, tanto da essere definita: ’’Il miglior modo di essere uomo’’(…..). Tutta tela editoriale di colore blu con titoli e fregio in oro al dorso, sovraccoperta figurata a colori, formato in 16° grande cm. 13,5 x 20,5, pagine XIV + 152 (4). Condizioni usato , eccezionale freschezza dell’opera, minimi segni alla sovraccoperta, interno perfetto, eccellente esemplare da collezione. Opera non comune. Libero De Libero (Fondi, 10 settembre 1903 – Roma, 4 luglio 1981) è stato un poeta, critico d’arte e narratore italiano. Trascorse l’infanzia e l’adolescenza nella nativa Fondi (ora in provincia di Latina, ma allora provincia di Caserta o, più esattamente, di Terra di Lavoro), in una famiglia numerosa. I genitori maneschi gli diedero peraltro l’opportunità di coltivare la sua passione per la lettura e di sperimentare la sua incipiente vena poetica. Come lui stesso rivelò in un’intervista: «Un ragazzo abbottato di schiaffi in famiglia e di letture d’ogni genere, che un certo giorno scrive una poesia e se ne vergogna come d’un grosso peccato; poi da giovane ci riprova e comincia a far finta di vergognarsene, da uomo continua e non se ne vergogna più.» Gli anni formativi furono quelli degli studi classici, da lui compiuti nella sua amata Valle Latina tra Ferentino e Alatri, con la guida di ottimi docenti, uno dei quali lo introdusse alla poesia di Dante, Leopardi, Baudelaire, i grandi poeti che lo «ubriacarono». Furono gli anni delle letture sistematiche e della vita di provincia, che resterà tra le memorie nostalgiche del poeta: «Al suo ambiente solitario, ricco di pollini segreti e di quotidiane visioni, io debbo un’eccezionale vicenda di sentimenti e di pensieri che m’hanno aiutato a diventare uomo.» Si trasferì a Roma nel 1927, non tanto per frequentare i corsi universitari di giurisprudenza, quanto per respirare in pieno il fervore artistico e letterario di quegli anni. L’anno successivo, con Luigi Diemoz fondò la rivista letteraria Interplanetario, che ebbe tra i collaboratori Corrado Alvaro, Massimo Bontempelli e Alberto Moravia. In quegli stessi anni (dal 1928 al 1934) nello studio di Mario Mafai si formò il gruppo dei pittori della Scuola romana. De Libero seguì assiduamente questi artisti e ne commentò le opere con i primi saggi su Mafai e Scipione. A Roma conobbe anche il compaesano Domenico Purificato introducendolo nell’ambiente artistico della Scuola Romana.Non interruppe mai i rapporti artistici con la Ciociaria, terra d’origine ed ispiratrice delle sue composizioni, frequentando artisti ed intellettuali nel capoluogo ciociaro, soliti incontrarsi presso la galleria ’’La Saletta’’. Nel 1941 ottenne la cattedra di Storia dell’arte nel liceo artistico di Roma. Intanto diventava sempre più ricca e significativa la sua produzione poetica: nel 1946 Mondadori pubblicò Il Libro del forestiero, raccolta di tutte le sue liriche dal 1930 al 1942. Fecero seguito le raccolte Banchetto , Ascolta la Ciociaria (1953), Madrigali (1967). All’inizio degli anni Cinquanta furono pubblicati in rapida successione i suoi due romanzi Amore e morte (1951) e Camera oscura (1952). In effetti la sua non trascurabile attività di prosatore - sia come saggista, sia come narratore - durò oltre vent’anni, fino al 1970. Durante questo lungo periodo la sua produzione poetica ebbe un forte rallentamento, se non un arresto, per poi riprendere con la raccolta di poesie Di brace in brace, che vinse il premio Viareggio 1971. L’ultima silloge Circostanze uscì nel 1976 e fu seguita nel 1980 da Poesie, con introduzione di Carlo Bo, appena un anno prima della morte di De Libero, avvenuta a Roma il 4 luglio del 1981. La poesia di De Libero - se pure è riconducibile all’ambito dell’ermetismo e più precisamente alla cosiddetta linea meridionale dell’ermetismo, nella quale la critica inserisce anche il lucano Leonardo Sinisgalli, il siciliano Salvatore Quasimodo, il salernitano Alfonso Gatto - è, in analogia con gli altri poeti meridionali appena nominati, intimamente e saldamente legata alla sua terra, evocata di continuo nella trama densa e appassionata dei suoi versi. Ed è la continuità e la forza di questa adesione, a differenziarlo nettamente da altri lirici ermetici, sottraendo il suo linguaggio ai rischi della poetica ’’pura’’ e sostanziandolo di una ricca esperienza umana, come osservò tra i primi Giorgio Bàrberi Squarotti. La sua lirica, infatti, si avvale di «un forte linguaggio lirico-realistico, nel quale vive grandiosamente il paesaggio solenne e fosco, popolato di sentimenti intensi, come l’amore, gli affetti domestici, le memorie dell’infanzia. Egli non rinuncia alla sintassi allusiva ed ellittica della civiltà ermetica, ma ne evita l’astrattezza riempiendola di un senso vigoroso del reale.» Il presente volume fa parte della mia collezione personale
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