Dead or Alive.
Un grido di orrore senza fine. La prima cosa che mi ha colpito del romanzo e, inizialmente spiazzata, è stata la mancanza di capitoli. Un trucco geniale dell’autore come nell’intento di non farti prendere fiato e correre dall’inizio alla fine. Il giungere alla fine di un paragrafo (quasi tutti brevi) e poi il desiderio di leggerne un altro e solo un altro ancora e febbrilmente voltare una pagina dietro l’altra, calata totalmente nell’atmosfera nera e senza uscita della storia , è stato uno degli input a farmi apprezzare tanto la seconda fatica di Scott Smith, da poco letto e ugualmente "ammirato" con l’agghiacciante "Un piano semplice". Un thriller psicologico ad alto voltaggio, che man mano vira verso l’horror con descrizioni cruente, dove la caratterizzazione dei singoli personaggi riesce perfettamente all’autore. Amy, Stacey,Mathias, Jeff, Eric, Pablo ognuno con un carattere differente, una vita differente , si ritrovano in una situazione che ha del paradossale (si perché se proprio si vuole fare una critica all’autore ma proprio la "liana assassina" doveva venirgli in mente?!) mette in evidenza le proprie debolezze, le proprie paure, le proprie angosce. E ci viene quasi naturale domandarsi : noi come ci saremmo comportati in una situazione simile? Come Amy oppure come Jeff? Saremmo stati fragili oppure con lo spirito da boy scout? Impenetrabili come Mathias? Leggeri come Stacey? Intraprendenti ma sfortunati come Pablo? Tormentati come Eric? Quale sarebbe stato il limite alla follia? Fin dove avremmo resistito? E ancora non mi dite che una tenue speranza per uno di loro, per il nostro o i nostri preferiti non ce la siamo portata fino alla fine. Smith ha giocato sulla nostra emotività e con me ha fatto centro. Coinvolta totalmente. Un romanzo che, per chi apprezza il genere, ha secondo il mio parere , la grande capacità di non annoiare mai. Neppure nelle situazioni più inverosimili (la liana, le imitazioni dei suoni, il comportamento dei Maya) scade nel banale, perché un horror deve riuscire nel suo intento : fare paura. E direi che l’autore abbia fatto centro.
Suggerito a chi "ama" il genere horrror/splatter.
(Completamente differente e a mia parere a livello decisamente inferiore la trasposizione cinematografica)
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